giovedì 22 maggio 2014

I bambini rovinano il corpo - traduzione e lacrimucce.

Ciao blog, indovina perché ho saltato così tante settimane di scrittura?
Già, era una domanda scontata.
Amalia è nata, è la più bella bambina del mondo, e io sono una mamma assonnatissima e felice.
In realtà sto preparando il post sul mio parto (più per ricordarmi com'è andata che per lamentarmene stavolta, giuro), ma nel frattempo sono incappata in un post che vale la pena tradurre: come sempre, faccio tesoro delle letture consolatorie trovate sul web, e nessuna come questa lo è stata di più.
Fa parte di un progetto denominato A Beautiful Body, all'interno del quale una fotografa ha raccolto immagini e testimonianze di meravigliose mamme. Ne è uscito un libro e un fantastico video che non vi descrivo nei dettagli, perché l'ho già guardato almeno dieci volte e ogni volta ho pianto, e se ci ripenso ripiango e non scrivo più.
Nel blog poi, ho trovato il post che vado appunto a tradurre e che giudico il miglior post mai scritto nella storia dei blog del mondointero. Inutile sottolineare che sono stata fortunata a non fulminare il computer, viste tutte le lacrime che ci ho versato sopra ognuna delle settecentoventi volte che l'ho riletto.
Non avrei mai saputo descrivere meglio il modo in cui mi sento ora, o l'importanza dei segni della gravidanza sul mio corpo: vorrei poter dare questa risposta a chiunque si sia mostrato preoccupato per il mio impatto estetico attuale - e vorrei che anche il mio ragazzo la leggesse, per ringraziarlo: lui è stato il primo a non preoccuparsi minimamente, e a sottolineare quanto fossi bella anche nei primi giorni, quando ancora ascoltavo le troppe voci intorno a me.

" I bambini rovinano i corpi - Ode al mio corpo postparto " di N'tima Preusser.  
( il link va cliccato comunque, anche solo per guardare le foto ) 
Prima che restassi incinta, qualcuno mi disse "non fare bambini, i bambini rovinano il tuo corpo".
Ormai è passato un anno da quando Anabel è stata concepita. In questo momento, un anno fa, era un microscopico granello nel mio stomaco e stavamo annunciando la nostra gravidanza. Da allora fino ad oggi, ho acquisito e perso cinquanta libbre (22.6 kg ca). Quattro mesi dopo la sua nascita, il mio corpo porta ancora le prove della sua esistenza.
Delle scure piscine ristagnano sotto ai miei occhi. Una valle risiede dove una volta era il mio ombelico. Nelle anche c'è una nuova ampiezza che la me adolescente non riconoscerebbe. Delle linee tracciano i percorsi attraverso le montagne di pelle stiracchiata rimaste sul mio torso. Fulmini sui miei fianchi provano che un tempo fossi troppo piccola per contenere tutto quell'amore che mi avrebbe riempito. Altre rughe stanno ad indicare che una volta mia figlia vivesse dentro di me.
Riesci a realizzare il significato di tutto questo? Ogni arto, dito, falange... persino il suo cuore, sviluppatosi proprio nel punto del mio petto dove è il mio a battere. Quelle montagne di pelle sono tutto ciò che mi rimane per provare che un tempo eravamo una cosa sola, e non due.
Come potrei vergognarmene?
Potrei dire così tanto sul vedere gli occhi di mio nonno incastrati nelle sue orbite, e sotto le ciglia e sopracciglia di suo padre. Vedo il ragazzo di diciassette anni di cui mi sono innamorata insieme a mio nonno da bambino ogni volta che lei mi rivolge il suo sguardo. Indossa persino le mie orecchie e il mio mento. Proprio le due cose che ho maledetto di più durante la mia crescita. Non c'è niente che mi faccia sentire più bella rispetto al vedere queste piccole versioni delle mie stesse caratteristiche, e realizzare quanto esse siano speciali.
Il mio corpo ha reso tutto questo possibile. Non tutti hanno tale privilegio.
Di sicuro la mia pancia è più soffice ora come ora, ma il modo in cui si muove quando salto su e giù la fa così tanto ridere. E sì, le mie anche non sono più così strette come una volta, ma sicuramente conoscono quel dondolare ad otto che serve a cullarla mentre si addormenta. I miei capelli da ventunenne hanno preso qualche tocco di grigio, eppure nulla la calma di più che tenerne una ciocca tra le sue piccole dita.
Non sono impeccabile agli occhi della società, e il mio fisico non ricorda neanche lontanamente ciò che era una volta, ma la mia bimba perfetta mi vede per ciò che sono. Per lei, sono io ad appendere la luna. Lei conosce il mio cuore. Lo conosce da molto tempo prima che ci incontrassimo.
Ed è per questo che mi ama.
Non riesco ad esprimere quanto io mi senta rassicurata e valorizzata da questa verità.
Il mio corpo è solo un contenitore per la mia anima. Un incredibile contenitore. Forte, bello, capace, ed imbattuto.
Il mio corpo è pieno di vita.
Il mio corpo è potente.
Il mio corpo ha fatto di me una madre.
Al massimo, è stato il mondo a rovinarmi prima di conoscerla, e lei è stata ciò che mi ha resa nuovamente sana.  


mercoledì 30 aprile 2014

Thrity - eight.

Buon quasi - primomaggio!
Sono alla trentottesima settimana ed è tutto molto terribile.
Ancora? Sì, ancora, semprepiù.

Uno: il mio peso. Quando dicevo "la mia pancia è molto più grande delle altre" intendevo DAVVERO. Infatti, la ginecologa durante l'ultima visita ha ufficialmente rinunciato a sgridarmi per il peso in più, annotando sconsolata i cinque chili che sono riuscita a mettere nelle tre settimane precedenti - arrivando così a diciassette chili gravidici, ben sei in più dello "standard consigliato". Vai a fare in culo, standard consigliato, vorrei dell'altro gelato al Mars per favore. Tanto più che non riesco a muovermi o fare sforzi anche minimi: l'altro giorno ci ho messo esattamente quaranta minuti a cambiare le lenzuola, se faccio cinque metri di camminata sembra che il mio utero si pieghi a cannocchiale e le anche mandano dei lamenti lancinanti (non è figurativo, cigolano di brutto), e se la temperatura esterna diventa improvvisamente estiva le mie mani e le mie caviglie si gonfiano a capitello.
Provate a pensare poi, in una normale vita senza gravidanze quali due fattori possono portare una donna a mangiare di più? L'astinenza da rapporti sessuali e il tentativo di smettere di fumare, ad esempio. Già. Temo che il mio adorabile consorte sia completamente inibito dalla presenza pancifera (come biasimarlo?), ma nei picchi di ormoni (cioè per venti ore al giorno circa, quelle in cui non dormo) io non penso certo a questa causa: mi sento invece orribile, grassa, gibollosa e piena di muco, bruttissimissima e goffa, penso che probabilmente non mi guarderà mai più nello stesso modo, poi penso che dopo il parto avrò delle cicatrici da guarire quindi non riuscirò a ricordare la fisionomia del suo pene ancora per molto, molto tempo. La mossa seguente è rotolare verso la dispensa e rimbalzare sul divano con in bocca tutto il cioccolato che riesco a trovare.
( Notare che la mia adorabile suocera, che più che suocera è una fatina buona delle favole, per Pasqua mi ha regalato SEICENTOGRAMMI di cioccolatocreminogianduia formato mattone, da tagliare a fette e mangiare col pane + un barattolone di Slittosa, ovvero la versione super - pro, super - naturale, super - alta pasticceria della Nutella, che fa sembrare la Nocciolata Rigoni di Asiago feccia per plebei. Ho già detto più volte quanto follemente io ami mia suocera, e quanto mi senta miracolata ad averla trovata - quando ho visto il contenuto del regalo mi sono commossa, davvero )
Sul fumo neanche ci spendo troppo, è abbastanza ovvio. Il latte diventa tossico se fumi anche se nessuno è in grado di spiegarti il perché, e poi c'è la morte in culla e Gesù che abbaia nel suo tempo libero. Sì, quest'ultima è una bestemmia trasfigurata.
Potrei anche soffermarmi a sottolineare una delle conseguenze del fumo in gravidanza che mi erano state predette: il rischio di parto prematuro e/o con neonato sottopeso. Ho fatto il monitoraggio la settimana scorsa, mia figlia supera i quattro chili e non ha la benché minima intenzione di anticipare la sua nascita. Se non avessi fumato cosa avrei partorito, un ippopotamo?

Due: evergreen break - my - ovaries. Già, gli sgranocchiaballe. I persecutori e le persecuzioni, tutte le piccole enormi cose che si dilettano nel farmi impazzire da quando il mio utero contiene un'inquilina. Non si sono estinti, e ho buone ragioni di pensare che continuino anche dopo la nascita, per cui mi sono parzialmente rassegnata alla loro persistenza. Ora come ora, al top della lista ci sono le mie compagne di corso preparto: non che siano cattive o stronze o volontariamente fastidiose, anzi. In realtà sono molto tranquille, e nelle ultime tre lezioni sono riuscita persino a ridere insieme ad un paio di loro. Il problema è che sono persone estremamente diverse da me, e si entusiasmano per cose diverse - come ad esempio una chat collettiva di What'sApp per mantenersi in contatto e soprattutto sapere in direttissima chi sarà la prossima a partorire. Avevo proprio bisogno di un diffusore di ansia sul telefono, grazie ragazze. O si sentivano più tranquille (non lo comprenderò mai e poi mai) a sapere i dettagli tecnici di una episiotomia (se non sapete cos'è NON googleatelo, sul serio), o ancora sono certa che nessuna di loro abbia pensieri sul genere "Quattro anni fa passavo i miei weekend con le pupille a fondo di bottiglia in qualche fabbrica abbandonata e ora sto per riprodurmi, mioddddio mandatemi a Medjugorje" o anche "Chissà se partorendo in tempo riuscirei ad essere abbastanza guarita da andare al concerto dei die Antwoord che c'è il ventidue giugno?". Sono l'unica mamma di quel corso ad essere alle prese con la carestia fumogena, l'unica ad aver osato sgarrare (più volte) durante la gravidanza, l'unica ad aver pensato che una coperta da gioco fatta con le t-shirt dei Sex Pistols potesse essere carina, l'unica talmente dipendente da cartoni animati trash da capire il paragone tra una componente del gruppo e Kendra di the Cleveland Show. In mezzo al gruppo mi sono sentita, tanto per cambiare, il pesce fuor d'acqua con cui mi identifico nella maggior parte delle occasioni sociali - cose tipo "non piaccio agli altri bambini", spero vivamente che mia figlia sviluppi un'autostima e una capacità di interazione nettamente migliori.
Inoltre, in questo ponte della Liberazione sono venuti a trovarmi i miei genitori: li rimetto nella lista di rompiballe, ma solo al secondo posto per sentirmi meno fedifraga ed ingrata - visto che in realtà mi hanno portato un macello di cose utili (tipo la culla) e la mia matrigna ha provveduto a ribaltarmi casa e pulire tutto il pulibile in modalità hocketi - pocketi, cioè in un tempo record di due ore (un giorno riuscirò a carpire questa capacità), e mio padre ha tirato fuori tutta la sua esperienza da nonno per spiegarmi il recondito funzionamento del passeggino (non sono per niente sicura di riuscire a ripetere il procedimento, ma almeno i lenzuoli so metterli). Tuttavia, il mio adorabile e pelato genitore è riuscito a dire esattamente ciò che non avevo proprio bisogno di sentirmi dire, confermando la sua innata empatia per il genere femminile - certo, l'ha fatto come al solito a fin di bene, ma in quel momento avrei voluto picchiarlo con una vanga. Ha infatti denotato e sottolineato quanto io sia sciatta e brutta in questo momento, intimandomi severamente a "ricominciare a prendermi cura di me stessa, perché sua figlia una volta era figa". Non sto parafrasando, lui si esprime così. Ha avuto questa brillante uscita in seguito alla mia scoperta di nuove e gigantesche smagliature a forma di fuoco d'artificio attorno al mio ombelico: dev'essersi soffermato un attimo di più, scorgendo quindi: le macchie scure e i nei da iperpigmentazione ormonale che mi ricoprono il collo, i capelli mezzi storti dal taglio fatto ormai troppi mesi fa e senza tentativi di camuffamento tramite piastra perché non ho voglia, le mie labbra circondate da una crosta di secchezza grigiastra perché non respiro ed espello continuamente muco, le occhiaie da assenza di sonno, il doppiomento da gelato al Mars, i duroni che avevano reso il mio piede simile a quello di Bilbo Baggins perché farmi la pedicure implica una posizione estremamente scomoda, e forse anche i baffi da sergente Garcìa - che sono l'unica cosa che curo, in realtà, ma sempre a causa dello sbalzo ormonale ogni notte mi ricrescono come se non ci fosse un domani. Tutto questo si rifà anche al sentirmi un mostro orribile e gibolloso, disperazione già nominata a inizio post, ma temo di avere una valida motivazione per giustificare la mia sciattitudine. Quando l'ho fatto notare a mio padre, ha risposto che avrei potuto almeno andare dall'estetista o da un parrucchiere o da un podologo, certo, se non fosse che negli scorsi mesi io abbia avuto a malapena i soldi per fare la spesa, cosa di cui è perfettamente a conoscenza visto che è lui a non aver scucito un euro - pur sempre negando l'evidenza, sia ben chiaro.

Tre: Nidificare con il Consorte. Ho appreso il termine "nidificare" da questo articolo fantastico sulla trentasettesima settimana. Cito:
" Nonostante ti senta una balena lenta e imbarazzante, e anche se non ricordi l'ultima notte che hai interamente passato a dormire, molte donne incinte provano un'esplosione di energia nervosa in queste ultime settimane. Molti ti diranno che stai semplicemente nidificando, ma non ve lo ribadirò. Io comprendo. Ci sono delle ditate su quella finestra e a meno che tu non vada a comprare il Glassex in questo preciso minuto guarderai quelle ditate per i prossimi sei mesi oh mioddio vai a comprarlo ora COSA ASPETTI. "
Una descrizione perfetta. Certo, ho orgogliosamente ultimato la borsa per l'ospedale, e negli ultimissimi giorni persino la cameratta, ma non ho ancora stipato il frigo di piatti pronti da microonde nel terrore di arrivare a mangiarmeli tutti prima di partorire. Inserisco una lamentela sul consorte in questo paragrafo, in quanto necessaria al mio sfogo: sì, è un ragazzo fantastico ed è il mio principe azzurro col piercing alla lingua, ma devo ricordarmi che in fondo è un uomo. Il suo cervello basilare lavora all'80% sul realizzare la sua paternità, ed è già tanto così: in un sabato di ferie si è pulito a fondo tutta casa, ma ad esempio non ha potuto fare a meno di lamentarsi di quanto fosse sporca tutto il tempo - facendomi inconsapevolmente sentire un'inutile balena incapace. Infatti, la casa non era mai stata così sporca per un semplice motivo: prima riuscivo a pulire quotidianamente, ma la sua massa cerebrale maschile ha sempre un improvviso glitch nel ricordare ciò, e la sua formazione tradizionale e impostata sul Lavoro si limita ad una semplice equazione: non devi lavorare = non fai una minchia dalla mattina alla sera. Ogni tanto si ricorda dei miei piccoli sforzi e li apprezza, ma la maggior parte delle volte la stanchezza gli inibisce i pensieri e pensa di essere stato molto bravo ad aver addestrato i suoi calzini a lavarsi e soprattutto appaiarsi e mettersi da soli nel cassetto della biancheria.
Mi meriterei un bel calcione per queste critiche, lo so, ma il mio cervello farcito di ormoni invece lavora al 120% e per me neanche questo è abbastanza. Mi sembra di avere ancora troppe cose da fare, e spesso di non pensarci a sufficienza, cosa che mi spinge ad avere raptus di lavaestiratutto o cucituttelestoffechetrovi, oltre che raptus tendenzialmente omicidi dovuti ad esempio al fatto che tre mesi fa avessi chiesto una mensola grande e due piccole per la cameretta, e tre giorni fa ne abbia comprata solo una grande e l'abbia montata su delle staffe nere. NERE. In una camera faticosamente matchata in toni pastellosamente femminili per stimolare il rilassamento e far sembrare tutto molto nuvolesco et coordinato anche senza avere la stessa esatta tonalità di colore. Sì, è solo una staffa, anzi due, ma io sarei grafica, ricordate? I codici Pantone sono parte integrante delle mie certezze nella vita. Infatti non sto più entrando in camera della bambina, perché guardare quelle orrende staffe nere mi fa saltare i nervi e davvero non so come coprirle, anche perché sono giganti e metalliche ed antiestetiche e non posso intaccare il muro per provare a risolvere il problema (oltre alle ire del padrone di casa, incorrerei anche in quelle del consorte che ovviamente si sente molto proud del lavoro fatto, e non capisce il perché di tanto tormento).
Ah, piccola clausola che non fa che aumentare il mio disagio: da una settimana non posso più guidare. Per arrivare giusta con i piedi sui pedali della macchina, la pancia si deve letteralmente appoggiare sul volante: molto pericoloso. Quindi, non posso né soddisfare i miei bisogni mangerecci on the go, né uscire per comprare cose che mi possano potenzialmente servire per nidificare al meglio - o più semplicemente per calmare le mie paranoie di nidificazione. Sfuma così anche la mia ultima possibilità di autonomia nel rendermi utile per fare la spesa, evidenziando anche la più deprimente, problematica e disarmante condizione dell'ultimo periodo: sei sola.

Già, questo è il problema principale. Sì, ho un fantastico co-genitore pronto a prendersi sulle spalle il bastimento carico carico di paranoie di tutta la situazione, ma non abitiamo in Germania e non ci sono aiuti significativi che possano evitargli il carico lavorativo che i suoi titolari si dilettano ad appioppargli settimana dopo settimana, ignorando completamente ogni nostro minimo bisogno umano. Inoltre, ho sempre cercato di essere il più possibile indipendente per quanto riguarda i miei problemi personali, e chiedere aiuto a persone non totalmente coinvolte mi fa sentire un'opportunista e un peso per l'umanità in generale. Ho sempre preferito aspettare che fossero gli altri a presentarsi spontaneamente: a volte è successo, ma nell'ottanta percento delle situazioni ero sempre io a dovermela cavare. Come tutti, suppongo. D'altronde potevo nascere in un posto a scelta del terzo mondo, e sicuramente mi sarebbe andata molto peggio di così, come succede a tante donne oggi: ma è lo stesso discorso che si fa ad un bambino che non vuole mangiare, finisci tutto perché ci sono bambini che muoiono di fame - il suo cervello non si convincerà così. Siamo umani, egoisti, e tutti guardano il proprio cortile: nel mio, attualmente, ci siamo solo io e la gatta - unica fonte di affetto incondizionato, miagolii teneri come distrazione ed illimitato ascolto delle mie ansie inconcludenti. Per il resto ci saranno circa ottocentocinquanta persone che hanno offerto il loro aiuto e che hanno detto che ti sarebbero venute a trovare, ma poi non lo faranno perché sono giustamente impegnate a pensare a tutt'altro che a te, specie considerando che secondo l'ottica comune dovresti essere in un periodo di attesa felice, di cosa mai potrai avere bisogno? Di niente, infatti. Come il groviglio che mi ha portata fino a qui mi ha sempre educata a pensare: facciamo che non ho bisogno di niente. Così gli amici che sembravano capirti fino a un anno fa improvvisamente sembrano molto diversi da te, e preferiranno andare ad ubriacarsi piuttosto che sentire discorsi riguardo a coppette assorbilatte e pasta Hoffmann. Così non chiederai supporto ai tuoi suoceri, anche se sono delle persone adorabili, perché non sono i tuoi genitori - quindi ti senti un peso anche per loro, e ti arrabbierai ancora di più perché il tuo genitore ha deciso di vivere in un'altra città più o meno mille secoli orsono, e riempirai le fosse col senno di poi.
E così finirai per renderti conto che le uniche due persone a cui avresti potuto chiedere affetto ed aiuto incondizionato senza sentirti in colpa non ci sono, perché sono morte. 
E forse ti renderai conto anche, alla fine, che proprio per questo non sarai mai del tutto sola: è solo un'impressione data dal silenzio, quello che senti tutto il giorno e che prima o poi ti mancherà da matti. 

mercoledì 23 aprile 2014

Istituto Nazionale dei Pezzi di Sterco - aka Ottenere la Maternità in Italia

In seguito al mio ultimo incontro con i simpatici signori della Previdenza Sociale, mi sento quasi obbligata a fornire un resoconto dettagliato della mia avventura per ottenere un "semplice" indennizzo di maternità in un paese ormai a scatafascio in tutto e per tutto.

Parto, in breve, dalla mia situazione lavorativa dal momento in cui ho scoperto di essere in gravidanza (settembre 2013), per chi non avesse letto gli accenni negli altri post: avevo un contratto a progetto che sarebbe scaduto il 31 dicembre 2013, salvo eventuali rinnovi ovviamente mai avvenuti proprio a causa della mia gravida condizione, che mi impediva di sobbarcarmi le condizioni di lavoro al limite della follia che venivano imposte dall'azienda per cui lavoravo.

A fine ottobre mi sono recata al Patronato INCA della città, ovviamente per verificare se mi spettasse o meno l'indennizzo di maternità. L'operatrice mi ha spiegato che per le lavoratrici a progetto la maternità viene calcolata rispetto all'80% dello stipendio percepito almeno tre mesi prima del congedo previsto. La data di congedo di maternità sarebbe stata il 10 di marzo 2014: ne si deduce che, per dieci sfortunatissimi giorni di decorrenza in più, non avrei avuto diritto all'indennizzo poiché nel periodo verificabile richiesto risultavo già disoccupata. C'erano altre clausole rispetto ai lavori precedenti all'ultimo contratto, ma per quanto mi riguarda erano tutti stage formativi: per lo Stato Italiano lo stagista è al pari del disoccupato, quindi non potevano contare come veri e propri contratti, seppur retribuiti. L'operatrice del patronato mi ha spiegato tutte queste informazioni, lasciandomi ovviamente con l'amaro in bocca e la certezza di non poter ricevere un solo euro.

Fortunatamente, un mese prima del mio congedo di maternità ho avuto un'altra proposta di lavoro da un'altra azienda: sempre contratto a progetto, ma stavolta senza condizioni folli. Potevo svolgere tranquillamente il progetto da casa e sarebbe durato un mese, accavallandosi solo di pochissimi giorni con il congedo, ed era prevista tanto di retribuzione: entusiasta, sono quindi ritornata al patronato INCA sbandierando la mia nuova possibilità.
Ho qui trovato un operatore molto confuso dalla mia situazione: accennò qualcosa sul fatto che in realtà avrei già potuto richiedere la maternità (contrariamente a quanto riferitomi dalla precedente operatrice), ma il caso era certamente complesso. Era un giovedì di fine febbraio, e l'uomo mi disse di ripresentarmi la settimana seguente con un plico pressoché infinito di documenti: certificato di gravidanza originale e recente, ultimi contratti miei e persino del mio ragazzo (?!) e rispettive buste paga, IBAN, estratto conto e fotocopie dei documenti d'identità e codici fiscali di entrambi. Nel frattempo, lui asserì che avrebbe studiato il mio caso così da farsi trovare preparato all'invio di ogni documento possibile per provare a richiedere la famigerata maternità. Meravigliata ed onorata da cotanto impegno da lui promesso, mi sono procurata tutto il necessario e mi sono ripresentata la settimana seguente, come richiesto.

(Apro solo una piccola parentesi: se uno vuole andare a parlare col patronato deve rassegnarsi ad arrivarci più o meno all'alba, e inspiegabilmente trovarsi almeno una ventina di persone davanti, cosa che farà trascorrere al malcapitato l'intera mattinata presso la struttura - sempre che facciano in tempo con i loro orari, altrimenti potrà addirittura venire rimandato ai giorni seguenti. Chiusa parentesi, giusto per ribadire il tempo perso dietro a tutte queste minchiate.)

Quando mi sono ripresentata ho subito notato che l'operatore con cui avevo parlato non era presente agli sportelli. Senza farmi troppe domande ho comunque aspettato che una terza operatrice chiamasse il mio turno, per riferirle subito che ero d'accordo con il suo gentile collega.
Potete cominciare a ridere anche da subito.
La donna assunse una tremenda espressione di incazzatura funesta, e mi riferì che il suo adorabile collega aveva tirato su questa manfrina per sbolognarmi. Infatti, l'operatore richiesto (facilmente individuabile poiché unico maschio agli sportelli) sarebbe stato in ferie tutta la settimana: qualsiasi giorno mi fossi presentata, non l'avrei potuto trovare. Eravamo tra l'altro a ridosso della data di congedo, quindi non avrei assolutamente potuto aspettare oltre per presentare altre richieste - ovvero, non avrei potuto presentarmi la settimana seguente quando sarebbe tornato, particolare di cui lui stesso era a conoscenza.
Fantastico, no?
Bé, quel giorno dovevo avere un'estro abbastanza fortunato: la terza operatrice del patronato da me incontrata si chiama Valentina, è del segno del Toro come la mia figliola in arrivo, ed è stata l'unica persona veramente gentile e competente da me incontrata in tutta questa vicenda: le auguro di vincere un milione di euro, e di essere per sempre sana e felice insieme a tutti quelli a cui vuole bene. Mi ha rispiegato parzialmente una parte delle clausole già sentite dalla prima operatrice, dicendomi però che per soli dieci giorni non avrebbero potuto essere certi del fatto che l'indennizzo non mi spettasse, e la richiesta sarebbe dovuta partire comunque - lasciando all'INPS stessa la decisione. Di tutti i documenti portati ne servivano due: il certificato di gravidanza e il contratto di lavoro. Punto. Mi diede dei documenti da consegnare all'azienda, e mi disse che avrebbe portato lei stessa all'INPS i miei documenti, poiché l'ente chiedeva le copie originali e spettava agli operatori prendersi la briga di consegnarli (ASSURDO!). Dopodiché avrei dovuto attendere una risposta dall'INPS, e solo nel caso in cui fosse stata respinta avrei dovuto ripresentarmi in patronato per provare altre tipologie di richiesta rispetto alle clausole.

La richiesta è stata consegnata puntualmente il 4 marzo 2013. Grazie, Valentina, le voglio tanto bene.
Ma il calvario ancora non poteva terminare.
Il 4 aprile ho ricevuto una raccomandata proprio dall'INPS. Il mio momento di giubilo è svanito quando ho visto il seguente contenuto:
1 - Lettera dal funzionario M.B., con il seguente messaggio:
 " Ai fini dell'istruttoria della domanda di indennità di maternità presentata in data 04.03.2014 si chiede l'invio a questa Agenzia, nel più breve tempo possibile, della seguente documentazione:
ALLA NASCITA: DATI ANAGRAFICI E CODICE FISCALE DEL NASCITURO
AL TERMINE DEL PERIODO: COMPILARE E RESTITUIRE I MODULI ALLEGATI
La presente lettera dovrà essere restituita unitamente alla documentazione richiesta
. "
2 - Due dichiarazioni, una compilabile da me e una dall'azienda per cui ho lavorato, di astensione dal lavoro per maternità obbligatoria. Nella dichiarazione il testo recita: "DICHIARA che ha usufruito / usufruirà dell'astensione obbligatoria dal lavoro prevista dalla normativa vigente o che durante: i 2/1 mesi antecedenti/e la data presunta del parto e i 3/4 mesi successivi al parto si asterrà / si è astenuta da qualsiasi prestazione lavorativa"; è poi richiesto in allegato un certificato di gravidanza originale.
Ora, magari per qualcuno tutto ciò potrà risultare limpido e cristallino, me ne rendo conto. Ma essendo la prima volta che mi rivolgo all'INPS per un qualsiasi motivo ed essendomi tenuta sempre il più possibile lontana da qualsiasi forma di burocrazia, non avevo la certezza di cosa dovessi inviare, e nemmeno il quando e il perché mi erano chiari. Tra le domande più importanti: con "al termine del periodo" intendevano il periodo di gravidanza o quello di maternità? E se intendevano quest'ultimo, cioè la maternità, perché richiedevano di allegare anche un certificato di gravidanza (che avrebbero peraltro dovuto ricevere in copia originale nel momento stesso in cui era stata presentata la domanda)? Contando che in queste faccende non conviene né ritardare né tantomeno sbagliare, visto che si rischia di non ottenere niente o di dover ricominciare da capo, ho pensato fosse meglio chiamare l'INPS per chiedere spiegazioni.
Al centralino mi ha risposto un operatore abbastanza gentile, ma non troppo preparato: era abbastanza confuso sul contenuto della lettera, e alla fine concluse che probabilmente il certificato già inviato fosse andato perso, quindi andava nuovamente inviato per confermare la domanda di indennizzo. Se non avessi voluto inviarlo di nuovo perché giustamente l'avevo già fatto, avrei dovuto inviare in copia originale tutta la documentazione da me ricevuta dall'operatrice Valentina del patronato INCA, in pratica la mia copia dei documenti che avevo firmato per inoltrare la domanda... opzione non troppo auspicabile, visto che avrebbero potuto perdere anche quei documenti. Gli chiesi anche se in seguito all'invio del certificato e dei documenti richiesti avessi ricevuto il tanto desiderato indennizzo, e mi rispose di sì, poiché se non avessi avuto i requisiti non si sarebbero certo disturbati a chiedere altre dichiarazioni. La mancanza di sicurezza iniziale dell'operatore però non mi aveva convinto del tutto, e ho quindi deciso di recarmi direttamente all'INPS con tutto il necessario: certificato di gravidanza, copia dei documenti ricevuti dal patronato e raccomandata.

Siamo al capolinea dell'avventura. All'entrata ("accoglienza") dell'Istituto faccio la coda con altre otto persone a discapito del mio pancione immenso, perché i bigliettini del turno per la precedenza alle donne incinte valgono solo dopo la prima coda. Trovo un uomo con una faccia da tonno imbalsamato a cui pongo gentilmente le mie domande. Vi dico solo che mi ha chiesto se avessi già partorito - ok, alcune donne rimangono un po' tonde dopo il parto, ma se sotto la felpa noti chiaramente una tonicissima anguria messa dal lato più lungo con tanto di ombelico visibile all'infuori forse puoi pensare che dentro ci sia ancora un bambino. Avrei potuto cogliere al volo questa sua idiozia, ma non l'ho fatto, perché non mi piace essere scortese... dobbiamo essere rimasti in pochi a pensarla così. Infatti, è stato così adorabile da trattarmi come l'ultima accattona idiota dell'universo, guardandomi dall'alto in basso e rispondendo alle mie domande con tono di scocciata sufficienza. Era ovvio che il periodo inteso fosse quello di maternità e i documenti andavano OVVIAMENTE inviati alla fine, come potevo non capirlo? Ho persino fatto l'imperdonabile errore di porgli la domanda che già avevo fatto al centralino, cioè se effettivamente mi spettasse o meno l'indennizzo.
Risposta (visibilmente incazzata): "signorina, non c'è niente di certo OVVIAMENTE! Se ha i requisiti gliela manderanno, altrimenti no, arrivederci"

Oggi è il 23 di aprile. La maternità che ovviamente non so se percepirò ammonterebbe all'incirca a 250 euro. Forse per la cresima di mia figlia l'INPS mi manderà dei pannolini.

lunedì 14 aprile 2014

D.I.(F)Y - is better


Vorrei tanto creare uno di quei blog esteticamente perfetti, con un sacco di idee e tutorial su come creare cose meravigliose per i vostri bambini. Ma oltre al fatto che l'ordine estetico sia per me un concetto molto astratto, non ho mai saputo scattare delle foto decenti che non fossero a fiori o paesaggi. 
Rimarrò quindi un'eterna lurker di tutorial altrui, o in alternativa una che si sveglia la mattina e pensa di essere in grado di cucire perfettamente: calunnia, enorme calunnia. Sono una persona creativa e ho abbastanza manualità, ma i progetti risultati disastrosi o (peggio) lasciati a metà superano di molto quelli ben riusciti che posso esporre al pubblico. In linea di massima, sono più brava a creare cose per gli altri piuttosto che per me stessa: ricordiamo la mia indole pigra di base, a volte l'avere un oggetto nuovo solo per me non basta a motivarmi. Per Amalia, quindi, sono riuscita a fare molte più cose in due mesi che per me stessa in venticinque anni, motivata anche dal fatto che la stanza in più, una volta adibita a laboratorio per me e per il mio altrettanto creativo consorte, ora sia destinata alla piccola... con conseguente problema di mancanza di spazio dove mettere il materiale creativo, che comprende: perline di ogni genere, accessori metallici per abbigliamento, campionature di pellami, tessuti (infiniti), macchina da cucire e attrezzi per il cucito, feltro, lana cardata da feltrizzare, carte da decoupage e colle per qualsiasi cosa, superfici da decoupageare in legno o terracotta o plastica (cornici, vasetti etc.), carta crespa e adesiva in varie colorazioni, cartoncini e carte di vario genere, materiale vario per scrapbooking, adesivi, nastri stringhe legacci, tele da dipingere, colori acrilici e a tempera, pennarelli (più che infiniti), pennelli, matite, altro vario materiale da disegno. Il mio progetto era radunare tutto il materiale di base in comode scatole, e tentare di esaurire quasi del tutto il materiale per creare: devo dire che, tra gli errori e le cose riuscite, ho smaltito parecchia roba. E molte delle cose riuscite sono venute meglio di qualsiasi altra creazione degli ultimi anni.
Per me è stato più che terapeutico: non avendo potuto comprare quasi nulla per mia figlia, vista la mancanza di fondi, ho soddisfatto il bisogno di avere cose a mio gusto nella sua cameretta.
Ecco le mie opere migliori! Ho trattato il più possibile le foto con Photoshop, ovviamente, non perché gli oggetti necessitassero miglioramento - ma perché la mia incapacità nel maneggiare una compatta automatica li avrebbe svalutati. Non sono opere perfette, comunque, ed è questo l'importante.

1# Abitini da vecchia t-shirt e canottiera. 



Per fare queste ho seguito più o meno questo tutorial. Non avevo voglia di fare la treccia e cucirla a mano però, quindi per la canottiera (grigia) ho semplicemente tenuto lo scollo originale e ribordato le maniche, tenendo due treccine semplici e sottili per le spalline. Per l'altra ho riutilizzato lo scollo della t-shirt e bordato le maniche con della passamaneria, oggetto che ho scoperto solo di recente e che risolve innumerevoli problemi di bordi storti e cuciture troppo visibili.


2# Felpina lunga da felpa.

 
 Ok, questa era facile. La felpa era già abbastanza piccola, l'ho solo stretta e ho ribordato le maniche in modo da farle a campana. C'era un cappuccio lungo a punta, che ho tagliato mantenendo lo scollo originale e ripiegato su un laccio per le scarpe (ovviamente mai utilizzato) da usare come coulisse.
La felpa originale veniva da questo negozio di Napoli, bellissimo, e non ho mai avuto il coraggio di buttarla via anche se mi era piccola già da tempo... evviva la mia sindrome dell'accumulo!!

3# Gufo portapigiama o portabiancheria.


Questo è il mio orgoglio, sono molto soddisfatta del risultato. Se guardaste l'interno e i dettagli vi accorgereste di alcuni errori madornali pesanti, ma facciamo finta di nulla e guardiamo quest'adorabile gufetto nell'insieme - non è meraviglioso?! Viene dal riciclo di tessuti vari che avevo fermi da mesi o addirittura anni, e mi ha permesso di smaltirne parecchi.

4# Coperta Adolescenziale.

Ecco, posso dire che questa abbia un messaggio più profondo. Queste sono la maggior parte delle t-shirt che ho indossato fino alla nausea dai quindici ai diciassette anni, piene di tutto il mio spirito ribelle e quasi tutte prese a Camden Town - e come tali, composte di un cotonaccio grosso e indistruttibile alla Fruit Of the Loom, molto facile da cucire anche in uno snervante patchwork. Attorno e dietro è tutto pile in doppio strato, avanzato da dei vecchi costumi di Carnevale, materiale che la rende molto pesante e grossa, quindi utile sia come copertina che come telo da gioco (sempre che non si spaventi a vederla, in tal caso la posso sempre mettere via e riproporla verso i suoi tredici anni). 


domenica 13 aprile 2014

Dieci cose di cui NON hai bisogno per un neonato. (traduzione)

Ogni tanto, tra i vari articoli di neomamme apprensive trovo qualcosa di effettivamente utile, per non dire geniale.
Questa pagina lo è, senza dubbio.
Ho deciso di tradurre l'elenco illustrato in questo articolo, visto che sto tentando per la quattrocentesima volta di mettere a posto la cameretta di mia figlia in modo che sembri effettivamente una cameretta da neonata - nonostante l'abitudine di usarla come sgabuzzino o postazione computer - cavi - stampante del mio ragazzo quando deve lavorare a casa.
Attenzione: l'autrice dell'articolo è adorabilmente sboccata.

Dieci cose di cui non hai bisogno per un neonato.

Siete quindi entrati da Babies R Us per la prima volta, e uno degli impiegati (il quale ha subito una lobotomia, o almeno ne avrebbe bisogno) vi consegna questo piccolo pieghevole con una lista di tuuuutte le menate di cui avrete bisogno per l'imminente arrivo della vostra minuscola produttrice di cacca.
Ed ecco dove comincia il divertimento! E con divertimento intendo la pazza tortura nell'andare avanti e indietro per i reparti tentanto di capire se ti servono dei copricapezzoli o della pasta per il culetto. La risposta giusta è sì e poi sì.
Detto ciò, abbiamo comprato un sacco di inutilità per i nostri due bambini, e dall'altra parte abbiamo avuto quasi tutto di seconda mano. Sì, ho detto tutto o quasi tutto. Sì, anche i pannolini. E no, non erano di stoffa.
Non mi importa di quanto facciano bene all'ambiente i Ciripà, non esiste che io metta pezzi di cacca nella mia lavatrice. Non che ci sia nulla di sbagliato in ciò. A parte che stai mettendo della cacca nella tua lavatrice. Ma sto divagando.
Ecco quindi una lista di cagate che ho comprato mentre ero incinta, e ora so essere un totale spreco..
#1 Un bellissimo set per il lettino. Due secondi dopo che avrete aperto la confezione, un email comparirà nella vostra casella. Ding! I paracolpi hanno ucciso nove milioni di bambini l'anno scorso! (sì bé, mi piace esagerare, forse erano solo sette milioni) Bé ok, no problem, non li userai. E poi leggi il tuo libro Cosa Aspettarsi (ndM: la stessa cagata di libro di cui parlavo nel post precedente!) e ti dice che nel primo anno devi aspettarti che il tuo bambino muoia se metti una copertina nella sua culla. Ok, allora userai la copertina come ornamento per la sedia da allattamento, ma non andrà bene perché terrai la testa troppo in avanti quando ti ci siederai. In pratica hai speso un mucchio di soldi per un semplice lenzuolino su misura per la culla. Un unico lenzuolino che verrà distrutto quando il tuo neonato cagherà anche il suo cervello la prima notte che lo riporterai a casa dall'ospedale. E non importa quanto smacchiatore userai, quella macchia di merda non se ne andrà. Hai due opzioni: A) non comprare tutto il set per cominciare oppure B) comprane uno con una stampa a grandi macchie marroni amebose, così la macchia di cacca non si vedrà.
#2 Vestitini che vanno infilati da sopra la testa. Hai mai provato ad infilare i vestiti a un neonato? Impossibile. Sei lì che pensi "il collo del mio bambino è forte in fondo" finché non tenti di infilargli quella bellissima tuina per il ritorno a casa e improvvisamente il suo collo è come gelatina e la sua testa cade rovinosamente di lato e stai urlando INFERMIERA! INFERMIERA! e lei arriva tutta calma e tranquilla come se avesse visto questa scena milioni di volte. Bé, magari quella tutina a stampa leopardo con la passamaneria di Burberry sarà così carina da non far notare a nessuno che tuo figlio è senza testa.
#3 Un riscalda asciugamani. Sììììì, è proprio una gran cosa lasciare che il neonato si abitui ad avere il suo regale culo pulito da un asciugamano riscaldato a una perfetta temperatura. Così sai cosa succederà? Sarai in un luogo pubblico mentre cerchi di cambiargli il pannolino, e lui avrà un attacco di panico perché le salviette nella borsa porta - pannolini sono congelate e il suo culo è diventato improvvisamente una vagina (non ho ben capito questo paragone). Oltretutto, credi che gente come Fonzie sia cresciuta con le salviette riscaldate?! Direi di no. Sarebbe sicuramente diventato un idiota. Non è un grande esempio, ma mi sembra così ovvio. Quindi a meno che vostra madre non sia la cazzo di Kate Middleton, nessuno riscalderà quei cazzo di asciugamani.
#4 Scarpette da neonati. Ultime notizie, i neonati non camminano. In più, se resti lì a fissare a lungo i piedini del tuo bambino puoi letteralmente vederli crescere, come quando guardi fisso un orologio senza sbattere le palpebre per vedere il movimento della lancetta dei minuti. In pratica, mettere le scarpette a dei piedi in costante crescita è un gesto affine alla fasciatura dei piedi Cinese. Sì, lo so che quelle Air Jordans di sette centimetri sono quanto di più carino tu abbia mai visto nel mondo, ma forse mi sono dimenticata di dirlo, I NEONATI NON CAMMINANO né tantomeno riescono a fare canestro.
#5 Vestitini costosi. Questo punto assomiglia molto all'ultima parte del primo. Limitatevi a comprare un sacco di cose economiche in offerta oppure, come sopra, trovate dei vestitini con la suddetta fantasia ad aloni marroni.
#6 Un bel passeggino. Se sei il tipo di persona che è riuscita a comprarsi immediatamente una casa senza mutui, ti odio. Aspetta, no, non volevo dire questo. Se sei quel tipo di persona, in ogni caso, prendi un bellissimissimo passeggino. Mi ricordo di essere stata nel bel mezzo di un negozio di giochi con una donna che era la metà di me a mostrarmi i meccanismi del bugaboo. "Premi questo bottone, poi questo è voilà è così compatto da stare in una mano". E poi mi ricordo di essere stata nel mezzo del parcheggio del negozio e di non riuscire a chiudere il mio dannato passeggino perché c'erano novemila pulsanti e bottoni e leve e ashfkjhn. Datemi un passeggino che si chiuda come un ombrello, e se voglio qualcosa di più complesso lo comprerò a metà prezzo su Craigslist. Anche solo per poterlo lanciare in mezzo al parcheggio e stirarlo col mio minivan.
7# La vaschetta per neonati. Indovina, la tua casa ce l'ha già. COSA? L'agente immobiliare non te l'ha detto?!! Ciao cervellone, si chiama lavandino. Ma aspetta, il mio lavandino non ha la forma di una balena o di un'anatra! No, infatti. Ma è gratis. E non ha una forma assurda che guardacaso non riuscirai a far stare in nessun posto in bagno. E indovina, il tuo bambino non sta pensando "..è ingiusto che la vasca di Javier sembri una tartaruga e la mia no". Tutto ciò che ha in mente è "Aaaaagh, chi diavolo sta buttando della cazzo di acqua sulla mia testa?! Urlerò quanto mi è possibile finché non smetteranno".
8# Seggiolini per la macchina. Intendo, perché esistono?! Nooooo, scherzo. Seriamente, sto scherzando. Non sono seria.
9# Bumbo Seat (non so neanche se in Italia ci sia .-.) Ci sono tutte queste aziende lì fuori pronte a produrre cose stupide che faranno raggiungere al tuo bambino degli obiettivi che raggiungerebbe comunque, tipo il Bumbo. In caso non lo sapeste, è un piccolo sedile che tira su il vostro bambino prima che possa effettivamente avere la capacità di stare seduto. Sentirete tutte queste teste di minchia, intendo mamme molto simpatiche, che vi diranno che il loro bambino non si sedeva e gli hanno comprato il Bumbo e magguarda, due settimane dopo il bambino ha cominciato a sedersi. Tutto per quella cazzo di sedia magica. Eeeeeh, sbagliato. Il tuo bambino si siede perché ha sei mesi o più. Non perché l'hai forzato a usare il Bumbo ed esercitare i suoi muscoli come se avesse la cazzo di tartaruga di Mike the Situation di Jersey Shore.
10# Tendina proteggi pipì (avrò una femmina quindi non corro il rischio, ma fa ridere). Questo oggetto è solo un regalo carino che le persone comprano perché il loro regalo originariamente costava quindici euro e avevano bisogno di altri cinque euro per far sì che fosse abbastanza costoso per l'occasione. Oh,  e sono anche persone che non hanno mai avuto un neonato maschio, quindi non sanno che non c'è modo di far stare su la tendina proteggi pipì, ma di certo non ti accorgerai che è caduta finché il tuo bambino non comincerà a spruzzarti di urina e finirai per ingoiarne un po'. 

mercoledì 9 aprile 2014

Ultimo Mese.

Domani manca ufficialmente un mese alla data prevista per il parto.
Senza ulteriori sproloqui, lascio questa vignetta esplicativa:

lunedì 7 aprile 2014

If only I could get some sleep.

..è l'ultimo mese, devi riposare finché puoi.

Ho sentito questa frase più o meno sedici volte solo nell'ultima settimana. Una di queste volte era persino scritta su un biglietto d'auguri che accompagnava un regalo (bellissimo e molto utile tra l'altro).
Certo, io ne ho anche tutta l'intenzione, di dormire intendo. Le mie vecchie e care dodici ore di sonno a collasso continuato sono un vago ricordo da due mesi a questa parte però: si dia il caso che io abbia l'ennesima potenza della rinite gravidica - aka una produzione multinazionale di muco, che decide di diventare cronica più o meno a metà nottata, con una regolarità disarmante: verso le tre e mezza mi sveglio completamente in apnea, ovviamente avendo respirato a bocca aperta per nonsoquantotempo, quindi con una simpatica incrostazione bianchiccia e viscida di saliva rappresa intorno alla bocca e - inutile sottolinearlo,  ma ci tengo - un sapore schifoso dovuto a tale saliva rappresa (e non escludo di aver ingoiato anche qualche aracnide, visto che ogni giorno ne trovo sei o sette in giro per casa anche subito dopo aver pulito, e diventano sempre più simili al ragnone Aragog di Harry Potter e la Camera dei Segreti).
A quel punto mi sveglio (disperata), mi alzo per soffiarmi il naso (senza successo), e appena il peso del pancione subisce la forza di gravità verso il basso mi rendo conto di dover fare otto o nove litri di pipì.
Clausola non poco importante: il mio pancione è enorme. E quando dico enorme non intendo enorme come quello di qualsiasi altra donna al nono mese di gravidanza, intendo che le uniche altre ragazze che ho visto con un pancione del genere hanno anche trenta chili in più sparsi per il corpo: io no. Vista da dietro sono uguale a prima, ma con un'anguria messa dal lato più lungo appesa all'ombelico. Ovviamente ciò potrebbe essere un bene per il recupero post partum, ma almeno un chilettino sulla coscia giusto per reggere il peso senza cigolare l'avrei gradito, ecco.
Torniamo alla nottata. Mi sveglio, vado in bagno, espleto le mie funzioni, ma a quel punto si è svegliata la gatta - che per motivi a me sconosciuti si sveglia alle tre in punto - ora delle streghe - ogni notte con un'immane voglia di giocare / mangiare / essere coccolata. E se non la si accontenta, si posiziona davanti alla porta della stanza miagolando ripetutamente: per me non sarebbe un gran problema, la lascerei miagolare finché non si è stufata - di solito dopo tre quarti d'ora almeno. Ma ricordiamo che non dormo certo da sola: di fianco a me c'è il mio adorabile compagno, il quale durante il sonno subisce una mutazione che lo tramuta nell'orso grizzly di Over the Hedge. Non so se abbiate presente: quell'orso non si sveglia quando il procione entra nella caverna e fa un bordello pazzesco (il procione è interpretato in questo caso da me medesima), ma appena stappa le Pringles quello salta in piedi in tutta la sua aggressività. Ecco, Diego ha lo stesso comportamento: potrei entrare in camera, inciampare sul filo del computer e far crollare l'armadio, e continuerebbe a ronfare; poi, la gatta emette un minuscolo "miau" da dietro la porta chiusa e ciò basta per farlo risvegliare con un sonoro GROARRRR. Ovviamente durante il giorno lui lavora, e questo risveglio infranotturno di solito può bastare per mandare in vacca il suo umore durante l'intera giornata - motivo per il quale, mio malgrado, ogni notte alle tre finisco per alzarmi e andare a soddisfare i bisogni felini per evitare questa conseguenza.
Alle tre e quarantacinque, quindi, sono sveglia sveglissima.
Tento di rimettermi a dormire, ma respiro male, e ogni posizione diventa scomodissima dopo quattro minuti per via del peso della pancia. Sofferente, mi giro e mi rigiro, raramente riesco a dormire ancora qualche mezz'oretta tra un movimento e l'altro. Alle sette e mezza la gatta suona di nuovo, e io so che c'è abbastanza luce per giustificare il mio risveglio come utile alla società.
Dormire è un concetto molto approssimativo.
In questi momenti, però, vedo una motivazione in tutte le ore di sonno apparentemente inutili della mia adolescenza: come ho già scritto, io ero quella che si addormentava alle dieci sul divano durante un festino, o in discoteca sulle poltroncine prima della mezzanotte del suo diciottesimo compleanno, o di fianco alle casse ai rave. Credo inoltre di non essermi mai svegliata prima di mezzogiorno la domenica, e sovente ho rinunciato a serate danzerecce in favore di un divano e di un film di cui non avrei mai visto la fine - per essermi addormentata alla fine del primo tempo, appunto. Ho incamerato un numero di ore di sonno sufficiente a passare il resto della mia vita come Lord Macbeth: spero solo che tutto questo non sia un presagio delle future abitudini notturne di mia figlia.
Un mese e due giorni. Aiuto.